L’Isola di Pazze

Pubblicato da Luciano Basile il

Una vista aerea dell'Isola di Pazze a Torre San Giovanni - Ugento
Una vista aerea dell’Isola di Pazze a Torre San Giovanni – Ugento

L’Isola di Pazze – tra natura e storia

Pazze è il tratto di costa ugentina più meritevole in assoluto. Quiete, aria magica, respiri di altri tempi e un isolotto a forma di cuore a fare da cornice a tutto questo.

Pochi sanno che Pazze conserva l’integrità delle sue dune sabbiose, di come erano un tempo prima che fosse necessario “abbassarle”, per affogare le “Fontanelle”, sorgenti di acqua dolce che zampillavano dai terreni che vanno dal Moccuso ai Marini come se fossero dei piccoli gyser: refrigerio queste, ed al tempo stesso morte quasi sicura per i coloni ed i braccianti che affollavano i Patuli, paludi e zanzare che mordevano le carni, portando labbra nere di chinino prima e febbri malariche poi.

L’Isola di Pazze – tra storia e leggenda

C’è una leggenda che lega il nome di “Salento” e di “Sallentini” dato dai Romani ai discendenti ed alla terra dei fieri ed orgogliosi Messapi ed è legata a stretto filo con questo luogo.

I Romani nel 470 a.C. sconfissero la potente Taranto magnogreca, ponendo fine al suo espansionismo ed alla sua tracotanza sotto le mura di Manduria, dove perfino le falangi ed i re peloponnesiaci della madrepatria tarantina (quella che diventerà nell’immaginario collettivo la Sparta di Leonida e dei prodi 300) trovarono la morte. 

“La più grande strage di Greci che il Mondo ricordi”, il “Barbaros Polemos” ci dice lo storico greco Erodoto: la potente macchina bellica degli “spartiati” e la notevole flotta tarantina, piegati simultaneamente da piccole imbarcazioni piratesche provenienti proprio da Oxan, da Ugento appunto, e dal tumultuoso urto della cavalleria delle dodici città della Confederazione Messapica.

Fu necessaria una tregua, una pace: Greci Spartani e Tarantini sconfitti veleggiano con ciò che è rimasto della loro potenza navale verso le acque del “Portus Uxentinus vel Salentinus”, come lo chiameranno – non a caso “Porto Ugentino oppure Salentino” – i Romani del console conquistatore Fabio Pittore. Ma le navi di Taranto si fermano un po’ prima: gettano l’ancora nei pressi di una piccola isola. Lì vengono raggiunti dai dinasti e dai comandanti militari di tutta la Messapia, la Taranto degli ori e della ricchezza opulenta accetta senza condizioni la resa: non oltrepasserà i propri ristretti confini e rispetterà l’identità e l’integrità dei figli di Dedalo, dei Messapi “lanciatori di giavellotto e domatori di cavalli”.

L’Isola di Pace – Fiat Pax

“E fu la pace” scrissero gli storici Romani che ribattezzarono di proposito quella secca col nome di “Insula Pacis”. 

Pazze, quindi, è stato questo: un luogo dove “il popolo dei Sallentini fece la pace in mezzo al mare”

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